Sempre più spesso, negli ultimi periodi, mi sento dire che il mio lavoro è inutile e che in momenti di crisi globale come quello che l'Italia, ma anche l'Europa, stanno vivendo le seghe mentali dei curatori d'arte sono davvero ridicole, inutili e offensive verso chi lavora sul serio. Si signori, mi sono sentito dire che io non lavoro sul serio. Che il mio è un hobby, non è nemmeno un mestiere. Che è un piacevole passatempo per ricchi annoiati.
Fatemi dire, cari lettori (che bello avere lettori cari :) ), che il vasto mondo della cultura e dell'arte non è composto solamente da ricchi collezionisti annoiati, si ci sono anche loro ma ci sono anche migliaia di persone, giovani e meno giovani, che fanno i critici, i restauratori, i curatori, i conservatori, i bibliotecari etc, che dedicano la loro vita alla conservazione di un patrimonio unico al mondo e che vengono pagati in maniera normale, anzi forse meno del normale, per un lavoro svolto.
L'industria culturale del nostro paese è la prima voce del nostro pil come produzione, ma l'ultima come investimento. Potremmo, non lo dico io ma studi di economisti ben più titolati di me, vivere qui in Italia tutti 60 milioni di persone che siamo, puntando esclusivamente sulla cultura.
Mi rendo perfettametne conto che si tratta di uno studio teorico, e che ovviamente abbiamo anche bisogno di mille altre attività produttive e sociali. Ma, tengo a precisare, che un paese senza storia è un paese senza futuro. I musei sono i luoghi dove la storia viene conservata, raccontata, tramadata, interpretata, studiata.
Ecco perchè faccio quello che faccio, perchè credo che il museo sia un luogo fondamentale per ogni nazione, e non intendo il museo Ottocentesco, con una fila allineata di oggetti e curiosità, no no intendo il museo 2.0, il museo che racconta e interpreta una storia, che interagisce con i visitatori che sono la spina dorsale del museo stesso. Entrate più spesso nei musei, nelle gallerie, abbiate voglia di conoscere quella storia che è anche vostra, lasciatevi guidare e sceglietevi un percorso all'interno delle sale, ogni oggetto racconta una storia. Non è solo un godimento estetico, non si limita a quello. Ogni singolo oggetto esposto si trova li per un motivo, ha una storia da raccontare, è esposto e illuminato in un determinato modo non a caso. Si trova in mezzo a due altri oggetti non per caso ma perchè si lega in un filo che apre mille parentesi. E' la storia che è cosi, e come ogni storia ha decine di bivi che portano su altre strade e si intrecciano fra loro. Come tutte le vite, umane e non.
Ecco perchè mi arrabbio se mi viene detto che il mio non è un lavoro, certo non è fisicamente faticoso come spaccare carbone 9 ore al giorno o coltivare campi ma anche io come tutti mi alzo alle 7 la mattina per andare in ufficio, anche io come molti talvolta lavoro anche 12 ore al giorno. E per svolgere questo lavoro non mi è stato regalato nulla, ho studiato anni e continuo a farlo, ho iniziato dal basso, ho impegnato tempo e risorse sacrificando spessissimo week end, vacanze, giorni liberi. Ho la fortuna di amare questo lavoro quindi i sacrifici non mi costano, li faccio perchè voglio farli, perchè ritengo che l'impegno per la riuscita e il successo di un mio lavoro sia la soddisfazione e la gratifica più grande di qualsiasi ricompensa in denaro. Non voglio passare per un santo, non è che lavoro a gratis, anche io ho affitti da pagare e spese da sostenere, ma quello che voglio dire è che spesso e volentieri faccio più di quello che mi viene richiesto di fare. E come me fa il 90 % degli addetti al settore culturale del nostro paese. E' il solo modo per reggere un sistema che altrimenti sarebbe già crollato.
Scusate lo sfogo ma mi arrabbio troppo se mi sento dire che non lavoro sul serio, anche se forse il mio è un lavoro più creativo di altri e mi lascia maggiore possibilità di gestione del tempo non significa che non lavoro.
Se non lavorassimo seriamente non avremmo i musei più invidiati al mondo, non avremmo i riconoscimenti internazionali che vengono assegnati all'Italia, non avremmo più delle stagioni teatrali degne di questo nome nonostante i tagli assurdi inflitti al settore. In un sistema che ci dimentica e tralascia sempre di più dobbiamo trovare il modo di reagire per continuare ad essere la punta di diamante di questo paese. Ed è difficile, molto difficile. Ed è un lavoro e non un passatempo. Il masochismo lo lasciamo ad altri, noi siamo persone serie e ci piace lavorare trattando discussioni serie.